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I PRIMI DELLA CAPITALE..NATI NEL 900'

lunedì 21 novembre 2011

Esse Laziali1900MCM - Lazio, la partenza somiglia alle stagioni tricolore


ROMA-E’ una specie di alchimia, un che di magico, impalpabile, affascinante. Il campionato assegna alla Lazio il ruolo della protagonista. Le riescono imprese che la sua tradizione non contemplava tra le cose realizzabili, come la vittoria in extremis nel derby e la serie di successi in trasferta, spesso in rimonta dopo il vantaggio dei padroni di casa. Stavolta, ha strappato un pareggio a Napoli che nel corso del secondo tempo era sembrato più volte sfuggirle di mano, sotto la crescente pressione degli azzurri, che sfioravano il vantaggio in molte occasioni e la difesa biancoceleste soffriva ripetutamente gli assalti. Certo, il Napoli ha anche segnato un gol regolare, annullato per un fuorigioco che non c’era. Beh, a Brocchi capitò la stessa cosa, pochi mesi fa.
Pareggio…Alla fine, con triplice fischio dell’arbitro, è arrivato un punto d’oro, incorniciato negli ultimi secondi con la parata-capolavoro di Marchetti, a suggello di una prestazione perfetta. Mai come nell’anticipo del San Paolo la Lazio aveva dovuto scontare assenze importanti, da Dias a Klose. A un certo punto, con l’uscita di Hernanes, la Lazio era priva della sua spina dorsale: il difensore centrale, il centrocampista avanzato, la punta più forte. Su quell’asse, restavano in campo soltanto il portiere Marchetti e – davanti alla difesa – l’inesauribile Ledesma: i due titolari che, alla fine, sono risultati decisamente i migliori in campo. Proprio quelle assenze pesanti hanno influito nella prova non esaltante della squadra, capace nel primo tempo di proporsi in avanti in modo saltuario, ma costretta a difendersi per tutta la ripresa, sperando di tamponare gli attacchi del Napoli che il trascorrere dei minuti moltiplicava ma rendeva meno lucidi. Con una prova d’orgoglio che ha ribadito la grande tempra della squadra, la rinuncia per infortunio a titolari altrimenti inamovibili ha mostrato luci e ombre. Il forfait di Dias non ha condizionato la prova di Diakitè, sempre più autorevole e convincente anche senza il compagno più esperto e autorevole. In avanti, al contrario, Cisse non è apparso in grado di sostenere il peso del reparto orfano del suo pilastro. Probabilmente, il francese ha sofferto per quel colpo alla coscia subito nel primo tempo. Ma allora perché non chiedere (anzi, rifiutandolo) il cambio con Rocchi e resistere a ogni costo, fino all’ultimo, pur non essendo più in condizione di farlo? In un certo senso, fa piacere questa diffusa voglia di esserci. La stessa che s’è vista nella rabbia di Hernanes quando è stato richiamato in panchina. Ma sarebbe meglio che tutti – proprio tutti – accettassero le indicazioni di Reja e mettessero da parte ogni egoismo, soprattutto in un momento che vede la Lazio lassù in classifica, obbligata a non sbagliare un colpo e a tenere un passo da prima in classifica. Sabato prossimo all’Olimpico, Lazio-Juventus avrà un sapore particolarissimo. Lo scontro al vertice saprà di antico. Farà rivivere emozioni mai dimenticate degli anni d’oro firmati Lazio e coincidenti coi due scudetti della sua storia, quando le sfide decisive vennero vinte grazie ai gol di Chinaglia all’Olimpico e di Simeone a Torino. Altri tempi, certo. Ma come si fa a non pensare che, finora, questa stagione somiglia meravigliosamente a quelle, magiche e profumate, che trasformarono in realtà i sogni più belli.

Fonte: Esse Laziali1900MCM Blogger.com

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